Inaugurata la Sala Valentino Bonadio al Centro d'incontro Iqbal Masih

valentino bonadio

23/06/2009

Di Vittorio Billera
 
AL CENTRO IQBAL MASIH INTITOLATA LA SALA GRANDE A VALENTINO BONADIO
 
Erano in molti, proprio tanti, occhi lucidi, giovedì sera 18 giugno, per ricordare Valentino Bonadio, il diacono venariese che con la sua missione, col suo donarsi agli altri, è entrato in molti cuori dei presenti alla serata, che hanno condiviso il suo cammino, la sua azione. Gli amici più cari, hanno ricordato tra fragorosi applausi e deja vu di episodi di vita vissuta, la figura di Bonadio. Fra gli altri, Comunità Aperta, don Sergio Fedrigo, già parroco di Santa Maria, Giorgio Azzolini, curatore del libretto a Bonadio dedicato, Nicola Pollari, Beppe Lumetta, i nipoti ed i familiari, Don Luigi Ciotti e Don Carlo Vallaro, che lo hanno voluto ricordare con due lettere, lette entrambe lungo la serata. Chi comunque ne avesse anche soltanto sentito parlare, indubbiamnte bene, nonostante gli inevitabili “fastidi” provocati da chi affronta i problemi, cercando sempre una soluzione. Lui diceva spesso a chi chiedeva aiuto << non ti preoccupare >>, sua è la massima << sperare sempre, credere nelle possibilità, mettersi in ascolto di chi non ha voce, camminare con che fatica>>. Questo egli ha perseguito, ci è riuscito, ha lasciato il seme che ancora oggi fa sì che Valentino sia qui, tra noi. In occasione della intitolazione a Valentino Bonadio della sala grande del Centro d’incontro polivalente “Iqbal Masih” di Venaria Reale, l’Amministrazione Comunale della città ha voluto ripubblicare il volumetto (già edito nel 2006 a cura di altri committenti) arricchito di alcune fotografie che ritraggono Valentino con amici e familiari e di nuovi interventi scritti. Il testo, “Valentino. Una presenza viva e un cammino non interrotto”, è curato da Giorgio Azzolini. All'interno, sono raccolte alcune delle testimonianze tra le tante persone che hanno conosciuto Valentino. Sono testimonianze di persone fortunate, poiché l’incontro con questo indimenticabile amico era di quelli che possono cambiare la vita. Azzolini affida alla parola scritta le memorie nel rincrescimento di non poter far rivivere per tutti il sorriso di Valentino, il suono della sua voce, i suoi gesti di bontà, la simpatia che emanava. Ora, in quella sala, la sua missione continua.
 
Alcune note biografiche
 
Chi è stato Valentino?
  
Valentino Bonadio era nato il 9 luglio 1931 a Venaria Reale dove visse durante tutta la vita, ad eccezione degli anni delle scuole medie, trascorsi dai Padri Giuseppini all’Istituto Brandolini di Oderzo in provincia di Treviso.
A Torino frequentò l’Istituto tecnico A. Avogadro diplomandosi come perito radiotecnico. Dopo un periodo di apprendistato presso una ditta che produceva apparecchiature per la comunicazione, aprì a Druento un negozio di orologeria ed oreficeria nel quale lavorò per molti anni.
La sua vita può essere distribuita in diverse tappe: ragazzo e giovane, visse un’esperienza assai intensa nell’Azione Cattolica, percorrendone tutto il cammino – da preju a presidente degli uomini di AC – facendo riferimento ad alcune figure che seppero assecondare ed incoraggiare in lui l’inclinazione ad aiutare il prossimo, in particolare i giovani: don Francesco Sanmartino, parroco di S. Maria e poi vescovo ausiliare di Torino, ed alcuni viceparroci. Negli anni 50 si recava spesso anche nelle parrocchie delle valli di Lanzo per incontrare i gruppi di AC del posto.
Da adulto ebbero un grande influsso su di lui le figure dei vescovi Michele Pellegrino ed Anastasio Ballestrero, cardinali della diocesi di Torino. Da quest’ultimo fu ordinato diacono il 16 novembre 1986. Come diacono prestò la sua collaborazione nella propria parrocchia di S. Maria.
Non è facile dire, anche sinteticamente, chi fu Valentino per la parrocchia di S. Maria e, per un certo aspetto, per Venaria Reale. Egli si diede tutto ai giovani, per tanti dei quali fu guida, padre e madre, maestro di vita, in uno spirito di donazione e attenzione ammirevoli e in una normalità disarmante. Pontechianale, Lemie, Piazzette, sono i luoghi delle diverse case alpine che la parrocchia ha affittato negli anni. In esse Valentino profuse tempo, benzina, lavoro e beni.
Si prestava quotidianamente per incontri e colloqui in casa sua; si prodigava con dispendio di energie e di beni propri per chi fosse nel bisogno, capace di andare per anni, anche più volte al giorno, in ospedali per sostenere ragazzi malati lontani dalla famiglia. Quando la sua casa non potè più ospitare tanti giovani, tra i quali anche tossicodipendenti, Valentino si adoperò con determinazione e su un terreno messo a disposizione del Comune di Venaria aprì una comunità per il recupero dalle tossicodipendenze. In essa seppe convogliare le forze di altri giovani a servizio dei giovani, suscitando così una educazione al volontariato che maturò in non pochi uno stile di servizio e attenzione agli altri. Inoltre collaborò per la creazione di altre comunità per tossicodipendenti in diverse località italiane.
Il bene non fa rumore: Valentino non si metteva in mostra ma, con semplicità e discrezione, faceva lievitare una enorme quantità di bene: permise a tanti giovani di proseguire gli studi e a seminaristi di poter sostenere la retta del seminario. Egli traeva forza per tutto ciò nella sofferenza offerta e nella preghiera. Pregava e insegnava a pregare.
Nel 1989 fu colpito da aneurisma cerebrale e per 60 giorni fu in coma. Venne assistito dai giovani della sua comunità e accompagnato dalla preghiera dell’intera parrocchia, che visse all’unisono quei momenti straordinari. Dopo due mesi si risvegliò dal   coma e, a poco   a poco, riprese la vita di sempre
anche se non più con le grandi energie profuse prima: ora il male lo aveva segnato ma Valentino non si diede per vinto. La sua vita ebbe come un’ultima lunga tappa: se non poteva fare le cose di prima, si immerse ancor più nella preghiera entrando così nel cuore stesso della Comunità parrocchiale: Lo si poteva vedere in chiesa, mattino e pomeriggio, a pregare e disponibile ad ascoltare chiunque volesse parlare con lui. Se prima la sua disponibilità era in particolare per i giovani e per i tossicodipendenti, ora a lui si rivolgevano persone di tutte le età: ancora giovani, coppie di sposi, genitori, nonni. Per tutti aveva una parola, un sorriso, conforto o sprone.
Svolgeva il servizio diaconale nella eucaristia festiva del sabato sera a S. Maria e in quella della domenica alla cappella succursale di Papa Giovanni dove, allorché la sofferenza non gli consentiva più di muoversi, stava ugualmente al suo posto, quello del diacono accanto al sacerdote celebrante.
Il suo amore per la vergine Maria trovava il momento culminante a Lourdes, dove si recava ogni anno, accompagnando altri ammalati. Fin dagli anni ’60, infatti, aveva coinvolto nel servizio di barelliere e dama molti ragazzi e ragazze della parrocchia di Venaria.
Nell’ultima parte della sua vita il male e la sofferenza si facevano sentire sempre più, causandogli notevoli difficoltà nella deambulazione: ma Valentino non demordeva. Affermava di offrire tutto volentieri al Signore, così poteva osare chiedergli tanto di più per gli altri.
Fino all’ultimo partecipava quotidianamente alla Messa. Così lunedì 26 luglio 2004 ha partecipato alla Messa delle 18 e poi, accompagnato da uno dei giovani che si offrivano ad aiutarlo, salutando   tutti con   la solita   cordialità,   si recò a casa, dove
preparò la tavola per la cena. Non trascorsero molti minuti, senza che il telefono, come d’abitudine, squillasse. Valentino, come infinite altre volte, venne cercato, ma questa volta inutilmente: il Signore lo aveva chiamato a Sé. Fu trovato seduto davanti alla tavola imbandita, con accanto il bastone e il breviario.
Valentino, per S. Maria e per coloro che nel corso della sua esistenza lo hanno incontrato, è stato un profeta, non con le parole, ma con la vita, una vita tutta spesa per gli altri.  

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